Black Flag Review è un progetto artistico ideato da Ryts Monet con la collaborazione dei musicisti Andrea Carpené, Enrico Stocco, Corrado Linzi e Gabriele Longega.
Come suggerisce il titolo il progetto vuole rendere omaggio ai Black Flag, gruppo fondato in California nel 1978 e precursore del genere punk-hardcore, aggettivo che accostato ad un’altra parola diventa sinonimo di tutto ciò che è eccesso, forte, portato oltre il limite.
Al primo impatto ciò che mi ha affascinato della band è stato il logo, creato da Raymond Pettibon, quattro barre verticali in movimento, sintesi di una bandiera nera spiegata dal vento. La bandiera nera è uno dei primi simboli dell’anarchia, filosofia politica che si contrappone ad ogni forma di potere costituito e che anela al raggiungimento di una società non gerarchica.
Spesso tale concetto ha subito delle distorsioni assumendo un’accezione negativa per cui l’anarchia è stata poi associata ad un’idea di caos e di disordine; in questi termini, lo stato di anarchia può verificarsi anche con il venir meno di determinati paletti o punti di riferimento all’interno della società, così come può corrispondere ad uno stato di crisi.
Oltre al logo dei Black Flag, Raymond Pettibon realizzò per la band numerose altre immagini, poi divenute flyer, manifesti e copertine degli album, come traduzione visiva dei testi che il cantante urlava durante i concerti, riversando la rabbia scaturita dalla contestazione crescente in quegli anni negli Stati Uniti, che fu il combustibile per il gruppo.
Di recente mi è accaduto spesso di rivedere nelle notizie e nelle immagini di cronaca e politica le stesse tematiche trattate da Pettibon e dalla band, come se i loro dischi avessero il potere di ricondurre ad una sorta di denuncia e previsione pessimista di una realtà e di certe attitudini umane impossibili da cambiare, sia a livello globale che locale.
Per questo ho condotto, sui giornali e nelle emeroteche del Veneto, un lavoro di ricerca di immagini e articoli di cronaca locale legati all’attuale stato di crisi economica che avessero affinità con l’immaginario visivo dei Black Flag, le loro canzoni, il loro suono.
Allo stesso tempo ho agito come un piccolo produttore discografico, “ingaggiando” quattro musicisti indipendenti, chiedendo loro di collaborare al progetto e di suonare insieme alcuni pezzi dei Black Flag, affascinato dall’empatia che si instaura tra una band e il proprio pubblico e tra i membri stessi del gruppo, con volontà però di restituire il medesimo sentimento in chiave sia musicale che visiva.
Inoltre da qui fino a metà dicembre a Venezia, saranno organizzati dei concerti nei quali si esibiranno altre band del genere Hardcore-Punk e affini. Le date e gli orari dei concerti saranno flessibili.
Per ulteriori informazioni visitate questo blog (al menù concerti) oppure scrivetemi una e-mail a: rytsdesign@gmail.com
Il progetto è in via di sviluppo, per cui le scelte formali e di realizzazione dell’Opera potrebbero subire modifiche e ripensamenti durante questi mesi.
Ryts Monet